Era il 2004 quando in Italia, dopo 144 anni, il servizio di leva militare venne abolito. La sua istituzione risaliva al 1861 e aveva come scopo quello di preparare le giovani generazioni ad un’eventuale guerra o attacco militare.
Il servizio di leva esisteva, sotto forme diverse, in tutti gli Stati europei e oggi molti leader internazionali si sono detti favorevoli ad un possibile ritorno all’obbligatorietà del servizio.
Tra i fautori di un ripristino della leva militare vi è il Presidente francese Macron e il Vice Premier italiano Matteo Salvini. Nell’ottica di Macron, la reintroduzione del servizio avrà numerosi benefici, compresa la lotta alla disoccupazione dei giovani.
La Francia, infatti, è una delle Nazioni europee in cui si registra uno dei peggiori tassi di occupazione giovanile e dove il disagio e il malcontento sociale sfociano più frequentemente in azioni di ribellione e di sommossa popolare.
La riforma di Macron è rivolta ai giovani di 16 anni e stabilisce una nuova forma di servizio di leva articolato in due fasi: la prima, obbligatoria per tutti i ragazzi, avrà durata di un mese e servirà per rafforzare il senso di identità e appartenenza nazionale. I ragazzi parteciperanno a lezioni di storia e cultura francese, potranno vedere da vicino i militari a lavoro e conosceranno lo spirito della “difesa della patria”.
La seconda fase sarà facoltativa e avrà durata variabile, da 3 mesi ad un anno e sarà dedicata a chi vuole intraprendere il percorso militare vero e proprio.
Come ha sottolineato Macron durante diverse interviste, la riforma dovrà partire nella seconda metà del 2019 e consentirà di formare migliaia di ragazzi, dando loro anche una possibilità di sbocco professionale, oltre a rafforzare il senso di unità e coesione sociale.
Oltre alla Francia, anche il Belgio, la Svezia la Germania e -come accennato-l’Italia, stanno pensando ad un ritorno all’obbligatorietà del servizio di leva. Ciò è dovuto a diverse motivazioni, in primis la forte spinta nazionalistica che si sta avvertendo a livello internazionale. A ciò si aggiunge il problema di dare una possibilità lavorativa a tanti giovani che risultano ormai in una situazione di stallo e di disoccupazione continua e che, tramite la leva, potrebbero trovare delle motivazioni e delle spinte in più per reagire e per trovare uno sbocco professionale.
Infine, vanno sottolineate anche le tensioni a livello mondiale, il clima geopolitico di incertezza su diversi fronti e il crescente pericolo di una minaccia terroristica: tutto ciò sottolineerebbe la necessità per i diversi Governi di avere forze militari fresche e opportunamente formate.
Proprio queste ragioni hanno spinto anche il Ministro Salvini ad ipotizzare un ritorno anche nel nostro Paese della leva. Il problema fondamentale appare quello di reperire le risorse finanziarie necessarie per sovvenzionare tale iniziativa che riguarderebbe una fetta consistente della popolazione. D’altro canto, però, questa decisione sarebbe in linea sia con politica interna che esterna del partito della Lega che da sempre ha fatto della difesa dei confini della Nazione e della “lotta al nemico” uno dei suoi principali cavalli di battaglia.