Ciampino, 11 e 30 del mattino: potrebbe essere una giornata qualunque quella che aspetta gli addetti dell’Aeroporto romano alle porte della capitale ma quello che è appena atterrato non è un aereo qualsiasi e il passeggero in volo non sta arrivando a Roma per visitare le bellezze della città né, tantomeno, per fare una piacevole vacanza.
All’interno del Falcon 900 del Governo italiano partito da Santa Cruz in Bolivia vi è, infatti, l’ex terrorista Cesare Battisti latitante da oltre 40 anni.
Ad attendere il convoglio militare nello scalo romano, vi sono perfino il Vice Premier Salvini e il Ministro Bonafede che hanno espresso subito grande soddisfazione per questa estradizione, frutto di un complesso lavoro di intelligence e di cooperazione internazionale.
Battisti verrà portato direttamente nel carcere di massima sicurezza di Oristano in Sardegna. Scartata, dunque, l’ipotesi di un passaggio – almeno di qualche giorno- nel carcere romano di Rebibbia. La decisione di questo immediato trasferimento è stata dettata, ha detto il Ministro Bonafede, da ragioni di sicurezza in quanto il carcere sardo assicura le massime garanzie di protezione e inviolabilità.
Durante il lungo viaggio in aereo, Battisti ha raccontato agli agenti della polizia penitenziaria di essere consapevole che ad attenderlo in Italia ci sarebbe stato il carcere a vita: una pena esemplare per scontare un passato di azioni terroristiche che includono anche 4 omicidi. Sembra che le prime parole in italiano di Battisti siano state proprio: “So che andrò in prigione”.
Prima di essere arrestato in Bolivia, Battisti si è nascosto in Francia e poi in Brasile dove ha fatto perdere le tracce di sé per circa 40 anni, cambiando più volte identità e documenti. A seguito del mandato di cattura diramato dalle autorità brasiliane, Battisti ha lasciato la sua dimora nei pressi di San Paolo per fuggire in Colombia dove è stato arrestato da una squadra di agenti internazionali che per mesi ha cercato di ricostruire le sue tracce seguendo cellulari, tablet e pagamenti elettronici.
Roberto Alfonso, Procuratore Generale di Milano ha sottolineato la complessità delle indagini e ha dichiarato che i lavori di intelligence proseguiranno per accertare eventuali complicità e favoreggiamenti.
Secondo il procuratore, l’operazione di geolocalizzazione che ha permesso di rintracciare Battisti è stata possibile solo grazie alle nuove tecnologie informatiche e telematiche che consentono di risalire a qualunque traccia lasciata in qualsiasi momento, anche a milioni di km di distanza.
Quando è stato arrestato a santa Cruz, Battisti aveva baffi, capelli lunghi e occhiali da sole scuri, quasi a volersi camuffare. Agli agenti che lo hanno arrestato ha esibito un documento portoghese chiaramente contraffatto. Inutile sottolineare la commozione dei parenti delle vittime di Battisti che in tutti questi anni si sono detti sempre fiduciosi della giustizia italiana.